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Quando qualcosa va storto

Se sperimentiamo qualcosa in classe e il risultato non è quel che ci aspettiamo è necessario andare alla ricerca delle cause. Altrimenti corriamo il rischio di buttare il bimbo con l'acqua sporca...

Quando qualcosa va storto viene naturale rinunciare. È bene, invece, interrogarsi sul perché le cose non vanno. E andare alla ricerca di soluzioni. Il metodo scientifico non si applica solo nei laboratori, ma anche ogni volta che tentiamo qualcosa di nuovo in classe.

Le classi elementari sono troppo rumorose per sperimentare?

Pochi giorni fa sulla rivista americana Forbes è uscito un articolo dove si censurano i metodi di educazione cooperativa in cui sono coinvolti gruppi di alunni. Ovvero alcuni dei metodi didattici più innovativi e utili in circolazione. Perché non andrebbero bene? Perché, secondo l’autrice Natalie Wexler, gli alunni farebbero troppo rumore e, invece di soffrire, si divertirebbero pure! E magari, dico io, correrebbero pure il rischio di imparare qualcosa di interessante.

Ognuno sa quanto sia duro lavorare in una classe dove c'è troppo caos. Ma se il problema è il rumore, come dice giustamente l'articolo, perché non concentrarsi su di esso anziché accusare metodi didattici innovativi e utili?

Perché evitare il vero problema? Ha torto l’autrice dell’articolo?

Si, ha torto marcio.

Chiunque sia in entrato in una classe sa che proporre qualcosa di nuovo agli alunni generalmente piace, perché è un diversivo dalla routine e, proprio per questo, facilmente scivola nel gioco incontrollato, ma questo è solo un aspetto, gestibilissimo, se si hanno a disposizione gli strumenti adeguati.

L'importanza dei preliminari e del contesto

Certo, proporre un’attività a una classe senza aver preparato il terreno significa premere lo starter del caos. Preparare il contesto giusto è indispensabile, ma questa opzione non viene neppure sfiorata nell’articolo. È sufficiente accusare di inefficacia approcci che probabilmente l’autrice non ha mai applicato in prima persona.

Ho il pallino di cercare ogni modo per creare un clima di benessere nel reciproco rispetto tra alunni e insegnanti. Non è buonismo, ma perché si sta meglio insieme, si impara meglio e a fine giornata non dobbiamo correre a implorare una seduta allo psicanalista, che di questi tempi sono tutti troppo impegnati. Accidenti.

Servono pochi minuti. Sì, anche per la lezione frontale

Servono pochi minuti per creare le condizioni giuste per riuscire a proporre le attività di cui si tratta nell’articolo. Ma anche molto altro, ivi inclusa la tanto vituperata lezione frontale. Come?

L'importanza dei rituali all'inizio e alla fine della lezione

eliminare il caos in classe - il metodo - mauro sandrini

Il modo più semplice per riuscire a creare un clima sereno in classe è il creare rituali e abitudini che caratterizzano l’inizio e la fine della nostra lezione. Nel mio libro indico ne indico un paio:

  • il casinometro

  • l'appello includente

Ma sono solo due esempi. Ognuno può interrogarsi e sviluppare quelli che sono i suoi propri; quelli utili ad aprire il campo della relazione con la classe. La fantasia è l’unico limite.

Il rumore è un loop da cui possiamo uscire

Le dinamiche dei gruppi umani, la loro etologia anche, sono studiati e le ricerche ci dicono è che la cosa più importante è avere la consapevolezza che non si può sviluppare una lezione proficua con la propria classe senza prima essersi impegnati nella costruzione della relazione con il proprio branchetto di alunni. Quei pochi minuti all'inizio, e alla fine, della lezione liberano il tempo per le attività che svolgeremo allora in un clima di attenzione e interesse.

Sempre se decidiamo di fare un passo fuori dal caos.

Prof. Mauro

PS.

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Eliminare il caos in classe: Con casinometro, mindfulness e neuroscienze (Best Practices in Education Vol. 15) di [Mauro Sandrini]

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Eliminare il Caos in Classe
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